UNA MATTINA DI OTTOBRE di Virginia Baily
407 pagine | €16.90 cartaceo
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Un solo sguardo può cambiare la vita di una persona, complicarla, travolgerla e sconvolgerla in quei pochi secondi di contatto visivo che sembrano durare un’eternità, scavare nel profondo e bussare al centro esatto del cuore. Lo sa bene Chiara Ravello, giovane ragazza romana con un passato ed un presente difficile da sostenere, che per uno strano gioco del destino decide, nella frazione di una silenziosa richiesta di aiuto, di prendere con sé Daniele Levi, il minore dei figli di una famiglia ebrea prossima ad essere deportata nel lontano e definitivo campo di concentramento di Auschwitz.
Una mattina di ottobre racconta proprio il rapporto ostile e tormentato che legherà per sempre queste due giovani ed innocenti vite, fatto di rimpianti e taciuti dolori, di paure e oscuri silenzi, di parole sussurrate e accuse urlate in faccia, fatte di odio, di incomprensioni e di vecchi rancori. Sfondo dell’intera vicenda è sicuramente la deportazione nazista, anche se non sarà mai punto focale del romanzo – come magari potrete facilmente individuare in altri contesti letterari – perché quello che vi ritroverete a sfogliare, con curiosità sempre crescente, è la storia del più puro amore incondizionato, quello che indissolubilmente lega una madre al proprio figlio e che qui raggiunge un livello ancora più intenso, doloroso e profondo in quel sacrificio istintivo e gratuito che rappresenta una svolta improvvisa da cui è impossibile tornare indietro. La narrazione di Una mattina di ottobre si sviluppa su due diverse linee temporali passando impercettibilmente tra quel passato 1943 al presente. Ora Chiara è una signora di circa sessanta anni con le sue certezze, con i suoi immancabili vizi e con un taciuto dolore legato alla scomparsa di quel figlio che, forse, ha perso per sempre. Crescere Daniele non è stata una passeggiata: superati i primi silenzi, il rancore visibile nei suoi innocenti occhi e la sua ferma incapacità di creare un legame fisico con quella donna che non riconosceva come madre, si sono aggiunti i problemi legati all'abuso di alcol e di droga. Un destino con cui Chiara aveva imparato a convivere fino ad una telefonata capace, come quello sguardo scambiato molti anni prima, di sconvolgere la sua vita, ancora una volta!
Una mattina di ottobre racconta proprio il rapporto ostile e tormentato che legherà per sempre queste due giovani ed innocenti vite, fatto di rimpianti e taciuti dolori, di paure e oscuri silenzi, di parole sussurrate e accuse urlate in faccia, fatte di odio, di incomprensioni e di vecchi rancori. Sfondo dell’intera vicenda è sicuramente la deportazione nazista, anche se non sarà mai punto focale del romanzo – come magari potrete facilmente individuare in altri contesti letterari – perché quello che vi ritroverete a sfogliare, con curiosità sempre crescente, è la storia del più puro amore incondizionato, quello che indissolubilmente lega una madre al proprio figlio e che qui raggiunge un livello ancora più intenso, doloroso e profondo in quel sacrificio istintivo e gratuito che rappresenta una svolta improvvisa da cui è impossibile tornare indietro. La narrazione di Una mattina di ottobre si sviluppa su due diverse linee temporali passando impercettibilmente tra quel passato 1943 al presente. Ora Chiara è una signora di circa sessanta anni con le sue certezze, con i suoi immancabili vizi e con un taciuto dolore legato alla scomparsa di quel figlio che, forse, ha perso per sempre. Crescere Daniele non è stata una passeggiata: superati i primi silenzi, il rancore visibile nei suoi innocenti occhi e la sua ferma incapacità di creare un legame fisico con quella donna che non riconosceva come madre, si sono aggiunti i problemi legati all'abuso di alcol e di droga. Un destino con cui Chiara aveva imparato a convivere fino ad una telefonata capace, come quello sguardo scambiato molti anni prima, di sconvolgere la sua vita, ancora una volta!
Devo ammettere con voi che, scegliendo di acquistare oramai un anno fa Una mattina di ottobre, mi ero fatta una certa idea del suo contenuto; credevo di trovare tra le sue pagine una storia legata a senso unico con la deportazione, con la Shoah e con l’eccidio nazista, partendo proprio da quella notte del 16 ottobre 1943. Quindi, di certo, non mi aspettavo una storia tipicamente familiare e atipicamente d’amore, ma con la stessa certezza posso anche dirvi di non esserne uscita delusa.
Quello che mi ha indubbiamente affascinato, oltre al talento diretto e comunicativo della Baily che emerge in ogni pagina di questo romanzo, sono i personaggi che si prendono il loro spazio, ricoprendo ruoli ben delineati, descritti e indubbiamente peculiari. Pur presentando alcuni punti eccessivamente descrittivi o che potevano essere tralasciati, il finale di Una mattina di ottobre ha stretto il mio cuore in una morsa che non avevo previsto. Emozioni che difficilmente possono essere descritte in semplici parole, mi sono ritrovata a sfogliare le pagine conclusive di questo romanzo con una lacrima, calda ed improvvisa, fare breccia su un sorriso appena accennato.
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