UN GIORNO SOLO di Felicia Yap
408 pagine | €19.50 cartaceo
Piemme | Link Affiliato Amazon
Una cittadina addormentata nei pressi di Cambridge, immersa nell'umido clima inglese. Qui, nella sua bella casa, Claire Evans si sveglia e, come ogni mattina, è costretta a consultare il suo diario elettronico per sapere chi è l'uomo accanto a lei. "Nome: Mark Henry Evans. Età: 45 anni. Occupazione: romanziere con ambizioni politiche. Ci siamo sposati alle 12.30 del 30 settembre 1995 nella cappella del Trinity College. Alle nozze hanno assistito nove persone". Ogni mattina, Claire deve reimparare tutto, o quasi. Perché lei, come molti altri, appartiene alla grigia maggioranza dei Mono: persone il cui cervello, dopo i diciotto anni, non è più in grado di accumulare nuova memoria, e che dunque ricordano soltanto il giorno prima. I Duo come suo marito Mark, invece, hanno una marcia in più: riescono a ricordare fino a due giorni prima. Quarantotto ore. Ventiquattr'ore di superiorità. In un mondo del genere, in cui l'unica cosa che ti lega a ieri è il tuo iDiary, anche per le tue stesse emozioni devi affidarti alle parole che hai scritto. Se sei triste, non sai perché. Se hai paura, non sai perché. E Claire ha paura. Tutti i giorni. Specie da quando Mark è stato accusato dell'omicidio di una donna. In una corsa contro il tempo, prima che Mark stesso dimentichi ciò che ha fatto, Claire dovrà scoprire, aiutata dal detective Hans Richardson della polizia del Cambridgeshire, chi ha ucciso quella donna e soprattutto chi è davvero suo marito.
Un giorno solo prende forma in una realtà alternativa dove la popolazione è divisa non per razza, per religione, per cultura o ceto sociale, ma per la rispettiva capacità di ricordare. Nello specifico, mentre i mono hanno una memoria limitata alle 24 ore precedenti, i duo - considerati proprio in base a tale privilegio superiori e di successo - ricordano in autonomia fatti risalenti fino a due giorni prima. Entrambi sono, in ogni caso, condannati a registrare i loro ricordi in un diario che diventerà prova tangibile della loro vita.. o almeno quella parte che vogliono rendere pubblica.
Ricordi che diverranno presto cruciali per risolvere un torbido caso di apparente suicidio di una giovane donna, misteriosa e sensuale. Un caso che porterà sotto la luce dei riflettori la vita apparentemente perfetta di Mark e Claire Evans. È stato veramente un suicidio quello che ha portato alla prematura morte di Sophia Ayling? Perchè il famoso scrittore del Cambridgeshire viene accusato di omicidio? Quali verità sono state taciute e quali segreti dovranno essere rivelati? A queste domande dovrà dare risposta il detective Hans Richardson per dare finalmente volto ad uno spietato omicida e far cadere quell'ostinata coltre di nebbia che sembra oramai avvolgere la società inglese.
La presenza dei giusti ingredienti narrativi, un prologo intenso ed avvincente, una storia condita con la giusta dose di originalità e intraprendenza avevano contribuito ad innalzare le mie aspettative su un debutto descritto da molti come formidabile, sorprendente, imperdibile. Eppure Un giorno solo non mi ha convinto fino in fondo. Le mie perplessità partono proprio da quell'originalità che Felicia Yap ha voluto introdurre legando due generi diametralmente opposti e, a ragion veduta, difficilmente gestibili. Decidere di inserire sfumature distopiche in un genere complesso come il thriller è sicuramente degno di nota e di coraggio editoriale, ma ho avuto la sensazione che qualcosa stesse sfuggendo di mano all'autrice durante la narrazione. Ebbene, l'aspetto distopico si è rivelato essere null'altro che un fugace accenno in apertura senza essere mai totalmente soddisfatto o altrimenti percepito dal lettore. E questo è un peccato visto che, d'altro canto, l'ambito thriller viene affrontato con sufficiente attenzione e scrupolosità dalla scrittrice, inserendo molti degli elementi a noi amanti del genere cari ed imprescindibili.
Elementi che vengono evidenziati da un approccio narrativo fresco e dinamico capace di accompagnare il lettore in un viaggio tra finzione e realtà, verità scomode e segreti messi a tacere. Lo stile linguistico adottato dalla Yap con la giusta dose di intelligenza creativa e maturità artistica sembra, quindi, essere fiore all'occhiello di Un giorno solo che - pur con le sue naturali incertezze - porta alla luce un'autrice esordiente capace di destare curiosità e stupore. Inoltre, ho apprezzato particolarmente il messaggio di denuncia - per nulla velato - che l'autrice spinge in mano al lettore tra le pagine del suo romanzo in merito al fatto di essere eccessivamente dipendenti e assuefatti dalla tecnologia, dalla necessità di condividere, di apparire più di essere e, pensando a questo, mi è venuta in mente una canzone che calza decisamene a pennello e recita più o meno così: « E poi lo sai non c'è un senso a questo tempo che non dà il giusto peso a quello viviamo. Ogni ricordo è più importante condividerlo che vivere.» Attuale, non trovate?
Ringrazio la casa editrice per la copia cartacea del romanzo
Anch'io ho appena finito di leggere Un giorno solo, e sono d'accordo con quello che dici: senz'altro un romanzo interessante, ma lontano dall'essere un formidabile evento editoriale. Sicuramente non è uno di quei libri che si interrompono, Yap sa tenere alta la tensione e la voglia di scoprire cosa c'è sotto tiene incollati alle pagine. Però in diversi momenti i personaggi mi sono sembrati eccessivi e a volte poco credibili. Trovo che, in diverse occasioni, per far funzionare la narrazione, ci siano state delle forzature sul funzionamento della memoria dei personaggi e quindi sul senso delle loro azioni. Questo è un vero peccato, perché l'aspetto della memoria e di come il ricordo (o la sua mancanza, o la sua distorsione) influenza pensieri, emozioni e azioni era proprio quello che mi aveva più attratto.
RispondiEliminaCiao Susanna! Sono d'accordo. Lo stile della Yap è sicuramente affine al genere, ma alcuni elementi, d'altro canto, stridono e sembrano essere troppo forzati per essere altrettanto credibili.
Elimina