L'ISTITUTO di Stephen King
565 pagine | 21.90€ cartaceo
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È notte fonda a Minneapolis, quando un misterioso gruppo di persone si introduce in casa di Luke Ellis, uccide i suoi genitori e lo porta via in un SUV nero. Bastano due minuti, sprofondati nel silenzio irreale di una tranquilla strada di periferia, per sconvolgere la vita di Luke, per sempre. Quando si sveglia, il ragazzo si trova in una camera del tutto simile alla sua, ma senza finestre, nel famigerato Istituto dove sono rinchiusi altri bambini come lui. Dietro porte tutte uguali, lungo corridoi illuminati da luci spettrali, si trovano piccoli geni con poteri speciali - telepatia, telecinesi. Appena arrivati, sono destinati alla Prima Casa, dove Luke trova infatti i compagni Kalisha, Nick, George, Iris e Avery Dixon, che ha solo dieci anni. Poi, qualcuno finisce nella Seconda Casa. «È come il motel di un film dell'orrore», dice Kalisha. «Chi prende una stanza non ne esce più.» Sono le regole della feroce signora Sigsby, direttrice dell'Istituto, convinta di poter estrarre i loro doni: con qualunque mezzo, a qualunque costo. Chi non si adegua subisce punizioni implacabili. E così, uno alla volta, i compagni di Luke spariscono, mentre lui cerca disperatamente una via d'uscita. Solo che nessuno, finora, è mai riuscito a evadere dall'Istituto.
King travolge il lettore con una storia di bambini che trionfano sul male
come non ne scriveva dai tempi di IT. Entrando nella mente dei suoi giovani personaggi,
crea un senso di minaccia e di intimità magici. Non c'è una parola di troppo in questo romanzo perfetto, che dimostra ancora una volta perchè King è il Re. (Publishers Weekly)
Quante volte ci siamo lasciati coinvolgere dalle parole riportate sul retro copertina di un romanzo?
Troppe, forse. E ancora una volta quelle stesse frasi virgolettate hanno spinto le mie aspettative decisamente molto in alto e cadere da lassù fa davvero male, fidatevi di me.
Non posso negare che L'Istituto abbia una trama potenzialmente intrigante, costruita attorno ad elementi che sarebbero di per sè in grado di catturare l'attenzione del lettore, di giocare con temi incredibilmente attuali e muovere le pedine sul piano di una scacchiera in continua evoluzione. Sarebbero, appunto. Ed il condizionale, in questo caso, fa la differenza tra un bel romanzo e tutto ciò che è mancato. Ancora oggi, a distanza di quasi quarantotto ore dal termine della sua lettura, mi ritrovo a fissare questo libro senza comprendere come tutto questo sia stato possibile, senza davvero capire che fine abbia fatto lo scrittore che tanto ho amato nei suoi precedenti romanzi e che in questo sembra essere solo una sua confusa proiezione, sfocata e poco credibile.
Parto dagli aspetti positivi (pochi) che mi hanno colpito. La storia che ci viene raccontata (ed in buona parte racchiusa tra le quattro mura dell'istituto) presenta di base ottimi spunti di riflessione nella più classica (ma non scontata) lotta contro il male dove, in questo caso, lo stesso trova piena espressione nell'essere umano adulto privo di morale, di coscienza e senza scrupoli. Piccoli sprazzi positivi che non hanno retto il confronto con le mancanze riscontrate durante la lettura insieme a descrizioni eccessivamente dettagliate e non utili al fine stesso della narrazione. King travolge il lettore con una storia di bambini che trionfano sul male come non ne scriveva dai tempi di IT. Il paragone può tranquillamente fermarsi al gruppo di bambini che trionfano sul male perchè nulla della bellezza stilistica, della profondità umana e dell'intrigo narrativo di IT esiste in questo romanzo. Ciò che più mi è mancato è stata l'assoluta assenza di empatia con la parte cattiva dell'Istituto: gli adulti che ci vengono presentati non hanno quella caratterizzazione psicologica e personale che mi sarei aspettata, nulla del loro background o delle loro motivazioni ci viene raccontato e anche solo tentare di immedesimarsi in loro o di comprenderli risulta essere sinceramente impossibile!
Entrando nella mente dei suoi giovani personaggi, crea un senso di minaccia e di intimità magici. Anche da questo punto di vista, secondo me, è mancata l'empatia con i buoni del romanzo. Se lasciamo da parte i poteri psichici a loro disposizione, cosa ci rimane di questi personaggi? Riusciamo a ricordarne qualche particolare? Possiamo dire di esserci veramente immedesimati nella loro storia?
Entrando nella mente dei suoi giovani personaggi, crea un senso di minaccia e di intimità magici. Anche da questo punto di vista, secondo me, è mancata l'empatia con i buoni del romanzo. Se lasciamo da parte i poteri psichici a loro disposizione, cosa ci rimane di questi personaggi? Riusciamo a ricordarne qualche particolare? Possiamo dire di esserci veramente immedesimati nella loro storia?
No, nulla di tutto questo. Sappiamo cosa mangiavano, certo. Sappiamo quali torture subivano tra le mura dell'Istituto (e qui King ci è andato di mano leggera rispetto a quanto ci ha abituati in passato), ma non avvertiamo il senso di ansia, di sconcerto, di paura, di minaccia, di dolore che una storia del genere avrebbe dovuto trasmettere, parola dopo parola.
Non c'è una parola di troppo in questo romanzo perfetto che dimostra ancora una volta perchè King è il Re. Ignoro chi abbia firmato queste righe del Publishers Weekly, ma so per certo che non ha mai letto un romanzo del Re prima d'ora. Non esiste perfezione in L'Istituto, purtroppo. Non sono le parole ad essere di troppo, ma paragrafi (forse capitoli interi) di una narrazione che, nella prima parte, rischia di affossare qualsiasi lettore, anche il più abituato all'elefantiasi letteraria di Stephen King.
Non c'è una parola di troppo in questo romanzo perfetto che dimostra ancora una volta perchè King è il Re. Ignoro chi abbia firmato queste righe del Publishers Weekly, ma so per certo che non ha mai letto un romanzo del Re prima d'ora. Non esiste perfezione in L'Istituto, purtroppo. Non sono le parole ad essere di troppo, ma paragrafi (forse capitoli interi) di una narrazione che, nella prima parte, rischia di affossare qualsiasi lettore, anche il più abituato all'elefantiasi letteraria di Stephen King.
Mi si stringe davvero il cuore nello scrivere tutto questo, ma rendere giustizia ad uno scrittore significa sottolinearne i pregi, lodarne i contenuti o evidenziarne i difetti. Non posso venire meno ad un'onestà a cui tengo in modo particolare per "salvare uno scrittore che amo" e che credo non abbia dato veramente sè stesso in questo romanzo. Ci sono troppe omissioni che non riesco ancora a spiegare e scelte narrative così surreali da risultare noiose e ripetitive. Il tutto condito da un finale che risulta essere particolarmente insipido e privo di contestualizzazione. Nulla di nemmeno lontanamente paragonabile agli epiloghi densi di significato a cui King ci ha sempre abituati.
Ringrazio la casa editrice per la copia cartacea del romanzo
Tristezza...
RispondiEliminaLibro o recensione?
EliminaPurtroppo negli anni King è diventato troppo "commerciale". Per fortuna io ho ancora qualche sui vecchio libro da leggere per rivivere la vera Magia di King.
RispondiEliminaOh anche io e penso di recuperare presto!
EliminaSinceramente io non ho mai letto nessun libro di King :(
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