In una clinica psichiatrica immersa nella campagna innevata alle porte di Berlino si consumano le nove ore che precedono la paura. Pazienti, medici, infermieri scoprono che il Ladro di anime, il folle che da tempo terrorizza la città si trova all'interno della struttura. Di lui si conoscono soltanto i crudeli effetti provocati da un misterioso trattamento che riduce le vittime a meri involucri, e gli ambigui indovinelli che lascia dietro di sé come macabra firma. Inizia cosí una frenetica caccia al serial killer, guidata da Caspar, un ex chirurgo che ha perso la memoria in seguito a una tragedia personale. Mentre il tempo scorre inesorabile nel tentativo di neutralizzare il Ladro di anime, Caspar vede riaffiorare dal subconscio pezzi della sua vita precedente, che fanno luce sulla sua identità e sul suo passato, costringendolo a uno sconvolgente viaggio negli abissi piú oscuri della propria psiche.
Il ladro di anime è una di quelle rare letture che sa rapire il lettore fin dalle prime pagine. Proprio in quel prologo che sa destare scalpore, che a qualcuno potrebbe anche dare fastidio, che ci verrà rivelato solo in prossimità del suo epilogo si scatena tutta la genialità narrativa di Fitzek. Ci troviamo intrappolati in uno strano esperimento che chiama noi e due inconsapevoli studenti - accompagnati da un professore di cui non viene specificata l'identità - a sfogliare una misteriosa cartella clinica in grado di catapultarci tra le mura impenetrabili di una struttura privata tedesca. Lì, un incubo prende forma: il ladro di anime è tra loro, chiuso in quell'edificio senza vie di fuga. Fitzek costruisce attorno ad un'unica ambientazione solitaria e congeniale un reticolo di bugie e mistero, di allusioni e mutevoli indizi in grado di rilanciare uno tra i migliori elementi del genere in questione: nulla è come sembra perché nessuno è quello che appare in realtà. C'è pathos e dolore, intimo ed inafferrabile che traspare dalla gabbia in cui le vittime del ladro di anime vengono richiuse, la propria mente. C'è incertezza ed adrenalina che scorre in modo evidente tra le pagine di un romanzo che non presenta tempi morti, che sa giocare in modo perfetto con la mente del suo lettore perché - in sostanza - nulla è intentato, nulla viene lasciato al caso.
Anzi, risulta chiaro come ci sia studio e buona osservazione dietro ogni scelta, ogni emozione che viene posta sul tavolo narrativo. Le descrizioni permettono un approccio visivo che scatena la nostra fantasia ed immaginazione. Dirette e precise sono sostenute da un ritmo controverso che si costruisce su alti e bassi in grado di conferire corpo e volume ad una narrazione che procede impetuosa, senza alcuna tregua.
(Suggerimento: provate a leggere anche solo poche pagine ad alta voce, vi toglie il respiro!)
Non voglio addentrarmi oltre perché ci sono passaggi o piccoli dettagli - costruiti su indovinelli che sono firma inconfondibile del colpevole - che dovrete scorgere solo leggendo, ma posso assicurarvi che tra le pagine di Il Ladro di anime c'è tutto quello che un amante della psicologia thriller così disperatamente cerca e difficilmente riesce a trovare. Fitzek muove lentamente i fili di una storia che sembra costruirsi passo dopo passo. Impercettibili movimenti che inducono il lettore a puntare presto su un colpevole e a muovere le proprie accuse che - proprio nell'esatto momento in cui tutto oramai sembra essersi risolto - verranno ribaltate in modo inevitabile ed al tempo stesso affascinate.
Sebastian Fitzek fa scacco matto!
Wow! Ne ho sempre sentito parlare molto bene. Evidentemente è così ☺️☺️
RispondiEliminaGuarda, solitamente sono la prima a diffidare delle reazioni entusiaste, ma - come scritto - mi sono innamorata della scrittura di Fitzek tanto da finire il romanzo in meno di due giorni (cosa rara di questi tempi). Quindi, non posso che allinearmi a quel " sentito parlare molto bene " come hai scritto tu.
EliminaEh...mi sa che non potevo scegliere regalo di compleanno migliore! 😍
RispondiEliminaAssolutamente no! Se sei amante del genere o comunque ti intriga il thriller in generale, credo tu abbia fatto la scelta migliore!
EliminaHo letto Schegge e La terapia diverso tempo fa e li ricordo entrambi con piacere... certo, Fitzek gioca con il lettore e si diverte anche a prenderlo un po' in giro, ma alla fine noi non chiediamo di meglio!
RispondiEliminaEsattamente! Solitamente quando non vengo presa in gira ci rimango pure male :)
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