IL VOLTO DELL'ASSASSINO di Amy McLellan
360 pagine | 18.90€ cartaceo
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In seguito a un drammatico incidente, Sarah ha cominciato a soffrire di un disturbo neurologico molto particolare: ha perso in parte la memoria, ma soprattutto non riesce più a riconoscere i volti delle persone. Da allora vive con la sorella vedova e con il nipote. Fino a quando, una sera, qualcuno si introduce a casa loro e, mentre Sarah guarda la televisione, la sorella viene pugnalata a morte. Sarah accorre sentendo delle grida provenire dalla cucina, e vede un uomo accanirsi sul corpo della sorella.
Ma lei sa che il ricordo di quel viso si perderà per sempre nella nebbia della sua mente e che arrivare capire cosa è successo sarà un’impresa praticamente impossibile. Eppure deve provarci.
Eppure Sarah ha visto il volto del suo assassino. Di quell'uomo di cui non conserva alcuna memoria, ma di cui ricorda perfettamente quella stretta salda e dolorosa, opprimente al punto da toglierle quasi il respiro. Lei è innocente, ma non ha alcuna idea di come dimostrarlo. Il romanzo della McLellan ruota attorno a questa particolare malattia - che ammetto di non conoscere - e alla personalità sfuggevole della sua protagonista, ma si lascia fin troppo trasportare dagli eventi e arriva quasi a perdere (specie in alcune parti) il contatto diretto con quel genere così ostico e difficile da accontentare.
L'utilizzo di una malattia così psicologicamente destabilizzante si sposa in modo perfetto e congeniale al tentativo della sua autrice di spingere il lettore al centro esatto di un labirinto che si costruisce lungo la sua stessa narrazione, capitolo dopo capitolo. Questo, in effetti, permette di mettersi sullo stesso piano della sua protagonista, saggiarne i medesimi errori e prendere decisioni che si riveleranno inevitabilmente fatali. Se non scontato, oserei dire lapalissiano. Ebbene, non ci troviamo dinanzi ad un romanzo da leggere e mettere da parte in senso definitivo. Quello che troverete tra le vostre mani (almeno dal mio sindacabile punto di vista) è l'esempio lampante del più evidente thriller da compagnia. Non una definizione sublime (e in questo posso anche essere d'accordo con voi), ma la mole di romanzi del genere sopra detto che ci arriva addosso praticamente da ogni angolo necessita di una qualche parvenza di classificazione.
Con Il volto dell'assassino ci troviamo davanti ad un romanzo che si lascia leggere in modo piacevole e anche capace di destare nel lettore quel grammo di necessaria curiosità, ma senza quella difficoltà (passatemi il termine) cerebrale che per me è assolutamente vitale. Soprattutto nella parte centrale (quella che dovrebbe mostrare più carne al fuoco) si nota una preoccupante linearità in più occasioni peggiorata da una protagonista che abbandona la sua sfuggevolezza per abbracciare un livello di superficialità quasi insopportabile. Caratteristica questa che - per fortuna - avrà vita breve e sarà sostituita da silenzi e bugie di un passato ben poco cristallino che verranno portati alla luce, grazie al conciliante utilizzo di alternati flashback in grado di rendere evidenti dettagli sino ad allora passati in secondo piano. Ben fatto, Amy!
E (ancora una volta) molto dipende da quello che voi lettori state cercando. Ecco perché il mio «thriller da compagnia» non deve essere visto in modo necessariamente negativo, anzi. Stiamo vivendo momenti strani, complicati, imprevedibili. E li vivremo anche quando riusciremo a tornare ad una parvenza di normalità e (forse) è proprio in quegli attimi che abbiamo più bisogno di evadere, di non pensare e di staccare completamente spina e mente. Trovate Il volto dell'assassino da oggi in libreria.
Ringrazio la casa editrice per la copia cartacea del romanzo
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