LUCE DELLA NOTTE di Ilaria Tuti
254 pagine | 18.60€ cartaceo
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Chiara ha fatto un sogno. E ha avuto tantissima paura. Canta e conta, si diceva nel sogno, ma il buio non voleva andarsene. Così, Chiara si è affidata alla luce invisibile della notte per muovere i propri passi nel bosco. Ma quello che ha trovato scavando alle radici dell'albero l'ha sconvolta. Perché forse non era davvero un sogno. Forse era una spaventosa realtà. Manca poco a Natale, il giorno in cui Chiara compirà nove anni. Anzi, la notte: perché la bambina non vede la luce del sole da non sa più quanto tempo. Ci vuole un cuore grande per aiutare il suo piccolo cuore a smettere di tremare. È per questo che, a pochi giorni dalla chiusura di un faticosissimo e pericoloso caso e dalla scoperta di qualcosa che dovrà tenere per sé, Teresa Battaglia non esita a mettersi in gioco. Forse perché, nonostante tutto, in lei batte ancora un cuore bambino. Lo stesso che palpita, suo malgrado, nel giovane ispettore Marini, dato che pur tra mille dubbi e perplessità decide di unirsi al commissario Battaglia in quella che sembra un'indagine folle e insensata. Già, perché come si può anche solo pensare di indagare su un sogno? Però Teresa sa, anzi, sente dentro di sé che quella fragile, spaurita e coraggiosissima bambina ha affondato le mani in qualcosa di vero, di autentico. E di terribile.
Volevo partire con una giusta introduzione, parlarvi di come sono arrivata alla lettura di questo romanzo e di quello che nel frattempo è successo, volevo raccontarvi dell'attesa e delle mie aspettative attorno al ritorno in libreria di Ilaria Tuti, ma credo che sia giusto andare subito al punto - via il dente e via il dolore - per poi condividere i perché, i ma e gli 'anche se'. Ci sono rimasta male, ecco.
Poche parole che riassumono in buona parte le sensazioni avute durante la lettura di Luce della notte, partendo dalla prima delusione - forse la più grande e abbastanza sorprendente - che non mi aspettavo di trovare e che - so di usare termini forti - per me è molto vicina ad una presa in giro. Luce della notte non è il terzo libro della serie con protagonista Teresa Battaglia. E no, amici lettori, perchè questo lungo racconto di appena duecentocinquanta pagine - che tolta l'impaginazione generosa forse non avrebbe raggiunto il centinaio - è ambientato dopo le vicende del primo libro, Fiori sopra l'inferno. Non so se sia stata una scelta editoriale o una leggerezza d'insieme, ma credo che sarebbe stato giusto e doveroso specificare che non ci saremmo trovati dinanzi ad un continuo bensì ad una sorta di spin-off con protagonisti Teresa Battaglia e l'ispettore Marini alle prime (ancora impacciate) battute.
In realtà, non posso comunque negare che sia stato piacevole ritrovare dettagli del primo libro - che è anche quello che più porto nel cuore - ma leggere questo romanzo è stato quasi una marcia indietro, un blocco improvviso all'evoluzione naturale della storia e alle dinamiche dei suoi personaggi in grado di lasciarmi quell'amaro in bocca che proprio non credevo di provare. La storia di Luce della notte parte da un sogno di una bambina particolare che si trasforma presto in un incubo reale, ad occhi aperti, quanto mai attuale in passato come oggi. Eppure, andando avanti con la lettura, mi sono trovata davanti una narrazione eccessivamente lineare, quasi semplicistica in alcune sue evoluzioni che ben si scontra con i precedenti lavori della Tuti dove il comune denominatore è sempre stata l'incertezza e la profonda complessità della sua trama, l'approccio psicologico intenso e mai banale, colpi di scena improvvisi in grado di lasciare attoniti e quasi senza fiato.
Tutti elementi che in Luce della notte - purtroppo - sono in parte mancati. Perché, allora, le tre stelle? Sostanzialmente sono due le ragioni che mi hanno portato a questa valutazione. La prima coincide con il talento stilistico e narrativo della Tuti che si esprime anche in questo libro con descrizioni affabili ed interessanti e con un ritmo che - pur con le sue evidenti limitazioni - riesce a tenere presa sul lettore. Poi, la mia routine che precede la lettura di qualsiasi romanzo, ovvero i ringraziamenti dell'autore. Ho letto quelli di Ilaria e ho capito la necessità privata che vive in Luce della notte al punto da spingerla a scrivere in pochissimo tempo come fosse uno sfogo personale, un modo per buttare fuori tutto il dolore provato e difficilmente espresso.
Sto vivendo in questi giorni un dolore molto simile e avessi il suo talento - forse - anche io tenterei di buttarlo fuori così, attraverso una penna o la tastiera di un computer, perché c'è chi si rifugia in un pianto senza fine, chi lo fa urlando e chi scrivendo. Questo posso comprenderlo come - forse - mai avrei potuto fare in un altro momento, ma limitandosi - come è giusto che sia in questo caso - allo scritto e a nulla di più le mie perplessità precedentemente espresse rimangono. In attesa - questa volta davvero - di ritrovare Teresa Battaglia e l'ispettore Marini esattamente dove li avevamo lasciati.
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