IL GIORNO DEL SACRIFICIO di Gigi Paoli
430 pagine | 16.90€ cartaceo
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È un lunedì mattina di fine settembre a Firenze, ma il cielo meravigliosamente azzurro fa pensare a una giornata d’estate e niente lascia presagire l’incubo in cui la città sarà risucchiata di lì a poche ore. A bordo della sua auto il reporter Carlo Alberto Marchi si sta dirigendo a caccia di notizie verso Gotham City, il futuristico Palazzo di Giustizia, quando una telefonata allarmante del capocronista gli intima di correre subito al polo universitario lì vicino: è successo qualcosa di molto grave, qualcosa di cui ancora si sa ben poco. Quando Marchi riesce finalmente a farsi strada, non è preparato a quello che sta per vedere: sangue dappertutto, una decina di studenti a terra, alcuni corpi coperti pietosamente da lenzuola bianche. Un attentato? Le prime testimonianze confermano i dubbi più spaventosi: tra quei cadaveri si trova anche l’autore della carneficina, che dopo aver sparato all’impazzata si è ucciso urlando “Allah Akbar”. Firenze si risveglia nel terrore, il panico si scatena in città, soprattutto quando le televisioni di tutto il mondo trasmettono un videomessaggio ricevuto da fonte anonima. Sullo sfondo della cupola del Duomo divorata dalle fiamme, una voce annuncia: «Crociati della città di Firenze, siamo qui. Il Giorno del Sacrificio sta finalmente arrivando anche per voi». È evidente che ci sarà un nuovo, terribile attentato. Ma dove?
Ho capito che Gigi Paoli mi avrebbe regalato una gioia (insieme ad altre reazioni che non trascrivo per non incorrere in possibile censura) dopo aver letto le sei pagine di prologo. Essenzialmente perfetto, lievemente da infarto immediato, ma così d'impatto da lasciarti senza parole, a bocca aperta, appena dopo tre minuti. E - dopo la sorpresa iniziale che non ti aspetti - si apre un viaggio a ritroso, ricalcando uno stile quasi cinematografico, che accompagna il lettore fino all' Id al-adha, Il giorno del sacrificio.
Vivevamo in una realtà osservata attraverso la lente deformata del nostro lavoro.
Quello che per tutto il mondo era orribile, per noi era una bella storia.
Dopo oltre un anno di forzata lontananza, ritroviamo un Carlo Alberto Marchi un po' abbacchiato e in bilico sotto molti aspetti della vita: da quella privata con una ex ancora troppo ingombrante e una figlia adolescente con cui avere a che fare a quella professionale dove tutto sembra condurre ad un imminente quanto inevitabile caos. Ma non è tempo per fermarsi, non oggi, Marchi deve correre. Ogni angolo della sua amata Firenze si sta trasformando ora dopo ora in uno scenario di morte, un vero e proprio incubo ad occhi aperti che risponde al nome di terrorismo islamico.
Un argomento attuale ed incredibilmente delicato che Gigi Paoli affronta con la giusta dose di preparazione e sensibilità narrativa. È una storia nella storia che si popola di personaggi presenti e lontani, di dettagli imprevedibili, di dolore e di vendetta. Una storia che vive dei suoi segreti più inconfessabili e di mezze verità che bramano disperatamente la luce in grado di realizzare una trama non solo intricata ed avvincente, ma anche credibile e plausibile. Una realtà possibile che sa far riflettere, che fa paura. Il giorno del sacrificio si costruisce tassello dopo tassello, creando dinamiche tutt'altro che prevedibili e giocando su diverse linee temporali senza mai perdere il contatto con il suo lettore che rimane avvinghiato ad ogni pagina, senza pause. Il ritmo non si perde mai e, anzi, cresce di pari passo con la storia. Serrato e coinvolgente, spinge il lettore ad una lettura frenetica e feroce.
I personaggi che Paoli riporta in scena sono caratterizzati in modo molto meticoloso e nulla viene mai lasciato al caso, ogni movimento scenico richiama ad un tassello ancora più grande, oscuro, tutto da scoprire. Non ci sono macchie in questa storia, io non ne ho trovate. Gigi Paoli la arricchisce con dettagli tecnici e piccoli cenni in grado di lasciare in mano al lettore un dubbio costante che non viene mai meno. Colpevole e innocente si muovono su un confine incredibilmente fragile, difficile da prevedere e, per certi versi, anche da comprendere.
Poi c'è Firenze. Lei continua ad essere sfondo itinerante e protagonista inconsapevole che Marchi conosce come le sue tasche e Paoli sfrutta per integrare la vicenda e creare quella profondità visiva che sa cogliere occhio e mente del lettore. Tutto si muove attorno all'attentato terroristico e alle sue illogiche motivazioni. Paoli indaga anche su questo. Non porta ragioni né condanne, ma riesce a smuovere qualcosa dentro affrontando sfumature molto diverse che spesso rischiamo di non prendere nemmeno in considerazione. Mette in evidenza tutte le più chiare contraddizioni dell'integralismo religioso, rendendolo privo di appigli o giustificazioni in quel Dio che è pace, inclusione e amore da qualsiasi punto di vista del mondo si guardi.
Concludendo questa recensione entusiastica e ampiamente soddisfatta, cosa ci fate ancora qui?
Dovete assolutamente leggere questo romanzo se non per il suo prologo, almeno per la sua evoluzione senza soste, sicuramente per il suo epilogo. Oh, il finale. Quante cose ci sarebbero da dire, caro Paoli, tante e non replicabili al momento. Ma ci rivedremo, presto spero.
Ringrazio la casa editrice per la copia cartacea del romanzo
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