[ RECENSIONE ] La mia prediletta di Romy Hausmann | Giunti

 

LA MIA PREDILETTA di Romy Hausmann
384 pagine | 16.90€ cartaceo


In una notte gelida, un'ambulanza porta in ospedale una donna investita da un'auto sul ciglio del bosco. È incosciente e senza documenti. Con lei c'è una bambina dalla pelle bianchissima e gli occhi di un azzurro glaciale. L'unica informazione che riesce a dare su sua madre è che si chiama Lena. A poco a poco, però, lo strano comportamento della piccola insospettisce i medici. Non conosce il suo cognome, né il nome di suo padre, né l'indirizzo di casa: vivono chiusi in una capanna perché «nessuno li deve trovare». E il terrore sale quando la bambina afferma innocentemente, come se fosse la cosa più normale del mondo, che sua madre «ha ucciso per sbaglio papà», ma non serve chiamare la polizia perché hanno lasciato il fratellino Jonathan a ripulire quelle brutte macchie rosse sul tappeto. Appena viene avvisato, il commissario capo Gerd Brühling ha subito un'intuizione: quella donna non può essere che Lena Beck, la figlia del suo migliore amico, scomparsa 14 anni prima. Ma c'è qualcosa di vero in ciò che racconta quella strana bambina? Come ritrovare la capanna, il fratellino e il cadavere del rapitore, se davvero è stato ucciso? All'arrivo dei genitori di Lena in ospedale, una realtà ancora più sconcertante verrà alla luce. E sarà difficile districarsi in questa rete di verità, fantasie infantili, indizi contrastanti.


Non è facile scovare il thriller perfetto, ammettiamolo. Insieme al romance è forse il genere più sfruttato, chiacchierato e parzialmente distrutto del panorama letterario mondiale. In questi anni, ve lo posso assicurare, ho assistito (e letto) cose che del thriller portavano a malapena il sottotitolo, eppure erano passati al pubblico come capolavori del genere. Misteri della fede. Ad ogni modo, non so dirvi con assolutamente certezza se La mia prediletta sia oggettivamente un raro caso di thriller perfetto, ma - credetemi - ci va davvero molto, ma molto vicino.

Quello è amore. Non importa se malato, morboso e malinteso, rimane pur sempre amore.
L'amore che ci muove. Che ci rende mostri, ognuno a modo suo.

La Hausmann costruisce su un fatto di cronaca tutt'altro che fantasioso una trama complessa e mai prevedibile, psicologicamente affascinante e legata da un filo conduttore difficile da comprendere, almeno fino all'ultima pagina. Lena Beck è stata rapita oramai quattordici anni fa e di lei non si hanno più tracce da allora. Il padre - Mathias - non si è mai dato pace davanti a quell'evidenza impossibile da accettare. Quando una donna - incredibilmente simile alla sua bambina - viene soccorsa sul ciglio di una strada in seguito ad un incidente tutto il suo mondo sembra crollare: quel vaso di Pandora rimasto silente per tutti quegli anni si spalanca davanti ai suoi occhi rilevando una verità troppo dolorosa da comprendere. Un incubo ad occhi aperti che nessun padre dovrebbe mai affrontare.

È la storia di Lena, ma anche di Hannah e Jonathan, di Jasmin e Mathias. L'alternanza di capitoli narrati in prima persona permette un approccio molto personale con i singoli personaggi in grado di entrare nella parte della loro storia e in quella parziale verità che dovrà essere ricostruita. Un' evoluzione narrativa tutt'altro che lineare, mai scontata. Ci si trova immersi in una realtà scomoda e dolorosa che coinvolge adulti e bambini senza alcuna distinzione. L'empatia in questo gioca il ruolo predominante, diventando quasi essenziale nel mettere insieme i pezzi, trovare le giuste allusioni e tentare quella precisa supposizione che - attenzione spoiler - verrà inevitabilmente distrutta. La mia prediletta è un romanzo che non si lascia facilmente. All'atmosfera quasi claustrofobica - grazie alla sua prevalente ambientazione come una capanna inaccessibile, la camera di un ospedale e un appartamento da cui non è pensabile uscire - si alternano emozioni diverse che passano dalla rabbia incontrollabile all'angoscia più cieca arrivando ad un culmine imprevedibile che in un romanzo del genere proprio non ti aspetti.

Non ci sono mancanze ed ogni elemento thriller trova qui la sua massima espressione. C'è la giusta dose di crescente inquietudine ed incertezza, quel pathos quasi impercettibile che accompagna l'intera narrazione, una storia che si rinnova di dubbio e supposizione capace di confondere e affascinare al tempo stesso. La Hausmann cura ogni aspetto del romanzo senza rinunce, partendo proprio da quello psicologico che per me rimane il fattore più importante, quello in grado di fare la differenza. E la fa, eccome.

Avreste mai pensato di commuovervi leggendo un thriller? Se penso a questo genere sono molte le reazioni che mi vengono in mente (ansia, confusione, inquietudine giusto per fare qualche esempio), ma senza dubbio le lacrime non fanno parte dell'elenco. Eppure, anche questo è accaduto con La mia prediletta. L'epilogo è frastornante, si porta dietro tutto il dolore, la privazione e la solitudine della storia risultando comunque poetico, senza dubbio non previsto.

Mi sono emozionata. È strano, forse, ma bellissimo, potete scommetterci.

4 commenti

  1. Condivido la tua opinione, io come te l'ho apprezzato moltissimo, dall'inizio alla fine, e mi ha coinvolta emotivamente :)

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    1. Esattamente e molto spesso non accade nei thriller! Devo ammettere che la Hausmann mi ha piacevolmente colpito, spero escano altri suoi lavori molto presto.

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  2. Lo sto leggendo e concordo con te. Mi sta piacendo il genere. Puoi consigliarmi altri titoli?
    Grazie.

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    1. Ciao Anonimo, non so il tuo nome, perdonami. Altri libri sul genere thriller? Ti consiglio Il Suggeritore di Carrisi oppure il Manoscritto di Thilliez, ad esempio. Se vuoi avere qualche altra dritta puoi seguirmi anche su ig, mi trovi con lo stesso nome del blog ;)

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