OGNI TUO PASSO di Alice Feeney
346 pagine | €19,00 cartaceo
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Quando suo marito svanisce nel nulla, Aimee Sinclair è quasi sollevata: Ben era un fannullone vendicativo e violento, che le stava rovinando la vita. L'unica cosa che la preoccupa è che sia scappato coi loro risparmi. Perciò, dopo aver denunciato la scomparsa, Aimee va in banca e scopre con orrore che il conto è stato prosciugato. Ma non certo dal marito. È stata lei a prelevare tutti i soldi. Aimee però non ricorda di averlo fatto. Così come non ricorda di aver mai alzato un dito su Ben. Eppure la polizia ha un video in cui si vede chiaramente Aimee che lo colpisce in un ristorante, oltre a una dichiarazione firmata in cui Ben sostiene che la moglie voglia assassinarlo. Aimee è sconcertata: certo, da piccola le era stata diagnosticata un'amnesia selettiva causata da un trauma, ma lei aveva solo finto di non ricordare nulla di quell'episodio. Possibile che ora abbia davvero iniziato a soffrire di vuoti di memoria? O qualcuno sta cercando d'incastrarla? Di una cosa è certa. Lei non ha ucciso nessuno. Non di recente, almeno.
Ogni piccola bugia - romanzo d'esordio di Alice Feeney - per me era stato quasi un colpo di fulmine. Avevo amato ogni singola parola, ogni intreccio impensabile, ogni colpo di coda piazzato in modo geniale proprio nel preciso istante di apparente quiete e poi quel finale, assolutamente incredibile. Perché ho aspettato così tanto per leggere il suo secondo romanzo? Ansia da delusione, mi piace chiamarla. Sì, anche a noi impavidi lettori di thriller capita di essere lievemente ansiosi e particolarmente paranoici e, nel mio caso specifico, questo avviene puntuale come un orologio svizzero quando ci sono in ballo scrittori preferiti o particolarmente amati o imprevisti colpi di fulmine, appunto.
Poi, leggere di recensioni non particolarmente entusiaste, seppur ugualmente gradevoli in buona parte. Opinioni di un romanzo molto godibile, ma accompagnate da quell'immancabile 'anche se...' come contrappeso ad una scelta non totalmente azzeccata che è peggio di un macigno sulla bocca dello stomaco, ecco, mi aveva fatto desistere, poi rimandare e rimandare e rimandare ancora. Fino ad oggi, almeno.
Ebbene, torniamo a noi, Ogni tuo passo mi è piaciuto, quindi? Certo, anche se.
Protagonista femminile è Aimee Sinclair. Attrice molto promettente agli inizi di una brillante carriera ancora da confermare che si trova ad essere coinvolta in un caso di scomparsa molto controverso di cui verrà individuata - suo malgrado - come principale indiziata. L'uomo scomparso è Ben, suo marito. Come accaduto con il suo precedente romanzo, la Feeney costruisce la narrazione sulla base di un'alternanza ben studiata tra passato e presente, inserendo precisi flashback che permettono al lettore di avere sotto gli occhi un quadro più completo - o almeno è questo a cui siamo portati a credere - della storia e dei suoi personaggi. Così entriamo in punta di piedi nel passato di Aimee in un'infanzia difficile e solitaria costellata di eventi traumatici e lontani ricordi che ha scelto di seppellire dietro di sè nel punto più lontano e inaccessibile della sua mente, creando una donna completamente diversa, nuova, apparentemente perfetta.
Ogni tuo passo è un thriller che si legge con facilità, anche in un paio di giorni. Lo stile adottato dalla Feeney è vicino a quello già conosciuto con Ogni piccola bugia, ma - a conti fatti - qualcosa non è andato nel verso giusto, o meglio, credo che la scrittrice abbia fatto il classico passo più lungo della gamba. Mi spiego meglio. Se da una parte troviamo una storia intrigante e complessa, affascinante da un punto di vista prettamente psicologico e basata su giochi di silenzi, bugie e mezze verità, dall'altra si riscontrano personaggi portati quasi all'estremo senza un'apparente giustificazione. C'è la freddezza quasi eterea di Aimee, ad esempio. Un atteggiamento che si comprende essere di difesa, scaturito forse da un'adolescenza passata da una casa affidataria all'altra, ma che la scrittrice decide di non rivelare, lasciando solo qualche indizio qua e là. Un'occasione sprecata, a mio avviso.
Poi c'è l'indagine che, sì, non avendo tra le mani un giallo non rappresenta l'elemento cardine e imprescindibile del genere trattato, ma visto che viene inserita sin dall'inizio - insieme ad un'ispettrice quanto mai sopra le righe - perchè farla concludere così a tarallucci e vino? Non l'ho mica capito!
Però c'è il finale con cui la Feeney riesce a sorprendermi ancora una volta. Okay, non siamo di fronte alla stessa incredulità del precedente che mi aveva fatto correre su Google per scovare un senso, una ragione, una parvenza di spiegazione a quelle parole finali, ma riesce a cogliere nel segno, coinvolge il lettore, lo porta esattamente dove ha sempre voluto essere e lo spiazza, completamente. Vi anticipo, sì è un finale abbastanza cruento. E se lo dico io, credetemi, potete fidarvi. Magari alcune immagini potevano anche essere un po' edulcorate, ma ho apprezzato molto il risvolto psicologico di quella scelta, così dettagliata, specifica, inequivocabile.
No, non posso dirmi delusa da questo romanzo. E lo riconfermo: la Feeney non solo è una brava scrittrice del genere, ma anche intelligente e astuta. Sa cosa può piacere al suo pubblico, gioca con i suoi lettori e racconta la psicologia umana in modo preciso, affascinante, mai scontato. Viste alcune mancanze percepite in questo libro rispetto al suo esordio, forse anche lei ha un po' subito la pressione da secondo romanzo, volendo mettere tanto al suo interno e non riuscendo a gestire appieno ogni singola sfaccettatura. Un peccato, certo. Ma superabile. E, anzi, io non vedo l'ora di leggere il prossimo!
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