L'UOMO DEL BOSCO di Mirko Zilahy
379 pagine | €19.90 cartaceo
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Il professor John Glynn, scienziato di fama mondiale, è al lavoro su una speciale sonda geofonica, SismoTime, che ascoltando la voce del nostro pianeta - i movimenti nelle profondità della crosta terrestre - sarà in grado di prevedere ogni tipo di terremoto con grande anticipo salvando milioni di vite umane. Nel momento in cui presenta la sua invenzione alla stampa, John Glynn è una stella del firmamento accademico, ma nessuno sa che la causa scatenante di quella ascesa straordinaria ha una precisa data di nascita: il 19/04/1990, quando, poco prima dell'alba, suo padre Liam Glynn - il grande eretico delle scienze geologiche degli anni Ottanta - scompare nell'esplosione di una miniera in Belgio insieme alla sua squadra di estrattori. Da quel tragico giorno sono trascorsi trent'anni e per John la memoria di quel tempo si è polverizzata in un oblio nebuloso. Almeno finché la sua famiglia non si trasferisce nella casa che affaccia sulla fiabesca Civita di Bagnoregio, la città che muore. Da quel momento una serie di eventi straordinari sconvolge la vita perfetta del professore. Come se con un gesto magico avesse spalancato un abisso da cui affiorano pezzi di un mosaico spaventoso, John si ritroverà a fare i conti con un passato sepolto sotto gli strati di un peccato originale antico quanto è antico il mondo. Perché nel bosco dell'infanzia si nasconde il segreto più spaventoso. È lì che ci aspetta. Ed è lì che lo ritroveremo.
La difficoltà nel parlare di un romanzo thriller sta tutta qui: riuscire a non dirvi cose che vorrei assolutamente dirvi, ma farlo in modo che (sempre quelle cose) possano ugualmente arrivare perché sono proprio quei dettagli che ti fanno dire ' questo libro lo devi assolutamente leggere '.
Zilahy torna in libreria e per me è una conferma come ce ne sono poche nel panorama thriller nazionale (e anche fuori dai nostri confini). Non è solo per la sua storia complessa e credibile in grado di abbracciare tematiche molto diverse senza perdere l'attenzione del lettore che rimane vigile, un po' guardingo, affascinato fino alle battute finali. Non è nemmeno per le ambientazioni che rappresentano la ciliegina sulla torta di una narrazione in grado di colpire senza il minimo sforzo. E nemmeno solo per lo stile di Zilahy: magnetico oltre ogni immaginazione, poliedrico e seducente che sa perfettamente dove vuole arrivare e ti accompagna proprio in quel medesimo viaggio che è in grado di catturare mente e cuore, allo stesso tempo. A pensarci bene, la realtà è un'altra perchè sono proprio tutti questi elementi a rendere L'uomo del bosco una lettura appassionante, forte e, se amate il genere o ne siete anche solo incuriositi, imprescindibile.
Sono sempre più convinta che la differenza tra un buon scrittore e uno scrittore sia la capacità di muoversi agilmente nel suo genere e di non essere mai uguale al suo precedente. Ecco perché speravo di trovare qualcosa di molto diverso dalla trilogia del Commissario Mancini - che comunque avevo follemente amato - e anche in questo Zilahy non mi ha affatto deluso. A dirla tutta, quello che ho trovato in queste pagine mi ha stupita e nel senso più positivo del termine.
Come vi dicevo prima, ci troviamo davanti ad una storia piena, ricca di dettagli e di personaggi, di tematiche complesse affrontate con un bagaglio di ricerca davvero impressionante. Ma mai confuso. Zilahy, infatti, sa parlarci di scienza e geologia con la medesima facilità con cui ci attira in una trappola narrativa con ben poche vie di fuga racchiudendo denunce sociali, progressivi legami tra passato e presente, descrizioni palpabili in ogni suo aspetto. Protagonisti sono ex bambini di una cittadina fantasma che non appare in nessuna cartina geografica con un passato doloroso in comune e una scomparsa con cui è sempre difficile avere a che fare. Adulti che si sono persi di vista da anni oramai e che coincidenze della vita li riporteranno proprio lì, dove tutto è iniziato. Ma protagoniste sono anche le ambientazioni, come Civita di Bagnoregio, la città che muore. Una chicca del centro Italia che si adatta perfettamente alla storia narrata da Zilahy, racchiudendo in modo così naturale tutto quel mistero, quel silenzio, quel non detto che è parte immancabile del genere in questione.
E se questa volta non abbiamo un efferato serial killer da scovare, ritroviamo tutto il fascino selettivo di una scrittura che non racconta semplicemente, ma che sa far vivere ogni sfaccettatura davanti ai nostri occhi. Immaginare è l'esperienza più sorprendente. Accanto a dettagli che fanno l'occhiolino ad altri mostri sacri senza mai sfigurare o sembra pallide copie, certamente non mancano nemmeno gli elementi classici del genere in questione che sanno conferire una marcia in più alla storia e ad un ritmo che non verrà mai affossato dalle nozioni presenti, ma - anzi - muterà aspetto, si adatterà ai colpi di scena e porterà in gioco qualcosa di oscuro, inaspettato eppure presente - quasi sempre in attesa - esattamente come è affascinante, imprevedibile e meravigliosa la mente umana.
Spero di aver centrato il mio proposito in apertura. Lasciarvi la curiosità di scoprire un romanzo che non può essere facilmente recensito, ma che racchiude in sè tanti piccoli dettagli che verrebbe snaturati se raccontati, vanno scoperti. Quindi, arrivati a questo punto, segnatevi questo titolo.
E Mirko, questa volta, non farci aspettare così tanto per il prossimo, intesi?
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