LA SPINTA di Ashley Audrain
348 pagine | €18.00 cartaceo
Rizzoli | Link Affiliato Amazon
È la vigilia di Natale e Blythe è seduta in macchina a spiare la nuova vita di suo marito. Attraverso la finestra di una casa estranea osserva la scena di una famiglia perfetta, le candele accese, i gesti premurosi. E poi c'è Violet, la sua enigmatica figlia, che dall'altra parte del vetro, a sua volta, la sta fissando immobile. Negli anni, Blythe si era chiesta se fosse stata la sua stessa infanzia fatta di vuoti e solitudini a impedirle di essere una buona madre, o se invece qualcosa di incomprensibile e guasto si nascondesse dietro le durezze e lo sguardo ribelle di Violet.
Partiamo subito da un presupposto fondamentale: La spinta non è un thriller, almeno nel senso più puro e canonico del termine. Non troverete morti violente o cadaveri senza identità, qui l'inquietudine viaggia su binari molto diversi. Un approccio che non manca mai di una precisa attenzione psicologica tanto da garantire una lettura frenetica e affascinante a cui - francamente - si resiste con difficoltà.
Da qui il mio primo (e unico) appunto su un romanzo che mi ha convinta dall'inizio alla fine. La spinta non ha - a mio avviso - il ritmo del thriller, come invece menzionato in copertina. È qualcosa di diverso, di ricercato e centellinato al momento giusto, ma che rimane comunque lontano da quello che mi sarei aspettata di trovare basandomi proprio su quelle poche parole stampate in bianco e nero. Una piccolissima puntualizzazione che non macchia affatto il risultato finale: La Spinta si è rivelata essere una graditissima scoperta che - insieme al talento comunicativo della Audrain - è stata capace di catturare la mia attenzione fin dalle primissime pagine senza lasciare la presa, nemmeno per un singolo istante, pur presentando un tema centrale ben lontano dalla mia esperienza personale. La Spinta, infatti, è la storia di una maternità complessa, osteggiata, moralmente oscura.
Blythe e Violet sono madre e figlia eppure non si comprendono, non hanno quel classico indistruttibile legame affettivo, anzi si sfidano, competono fino allo stremo verso le peggiore delle conseguenze. È proprio la voce di Blythe a guidare il lettore in una discesa che non sembra avere mai fine. Lei. l'unica a vedere qualcosa di profondamente sbagliato negli occhi di sua figlia, una luce innaturale. Una sfumatura malvagia si riflette nel visto di quella bambina che non è mai riuscita a sentire veramente sua.
Ma di chi è la colpa? È davvero qualcosa di oscuro e innominabile quello che si cela dietro lo sguardo innocente e imperturbabile di Violet oppure è solo frutto di un passato familiare fatto di violenze e abbandoni? Perché nessuno sembra accorgersi di quel buio profondo, di quel pericolo nascosto dietro rassicuranti sembianze fanciullesche. È un vortice che la colpisce in piena, lasciandola vuota, inerte, senza respiro. Con uno stile accattivante, diretto e senza particolari fronzoli, la Audrain racconta il male lì dove non andreste mai a vedere arrivando a mettere in dubbio ogni singolo personaggio e dove anche la più piccola certezza sembra nascondere un bagaglio di colpe inaccessibile ed inconfessabili. È un gioco psicologico che ho amato follemente.
È un romanzo dalle connotazioni molto attuale che cerca di indagare e trovare risposte a domande che non vengono mai poste ad alta voce per paura o pudore. Il senso materno è davvero innato? Cosa può spingere una madre a non amare il suo stesso figlio? E se il male più devastante fosse custodito dietro quegli occhi profondi che scrutano il mondo con curiosità e strana bramosia?
La Audrain con un entusiasmo narrativo contagioso si sposta tra le maglie più fragili della maternità, raggiungendo ombre profonde fatte di paura e risentimento, di abbandono e un dolore lontano difficile da dimenticare. E anche quando si è prossimi alla parola fine, ogni possibile epilogo sembra essere condannato in quell'eterno limbo di dubbio ed incertezza. Sembra, appunto. Perchè la Audrain sorprende ancora una volta. Sono sufficienti poche, semplici e glaciali parole per travolgere ogni cosa e lasciare il lettore attonito, senza parole. Ma soddisfatto, incredibilmente soddisfatto.
...non mi è piaciuto molto il libro, ma la tua recensione sì. Sai cosa ho pensato mentre le pagine scorrevano vai veloci? (perché sicuramente è un page-turner scorrevole, quello sì). Che si rivolga ad un target prettamente femminile, perché non so ma come ho l'impressione che ai lettori-uomini non interesserebbe. Mah?
RispondiEliminaSai, credo che sia necessariamente un romanzo che possa prendere alcuni meglio di altri. Mi spiego, non avendo figli probabilmente ho visto qualcosa di diverso in questo libro. Non posso dire di non aver provato una certa ansia, ma non così tanto come mi sarei aspettata sentendo commenti di altre lettrici con prole. Però questo non ha reso la lettura meno interessante, gli uomini, magari, si potrebbero mettere nei panni del padre, troppo cieco per vedere. Chissà.
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