IL RAGAZZO CHE DISEGNO' AUSCHWITZ di Thomas Geve
312 pagine | €24.00 cartaceo ed. illustrata
Einaudi | Link Affiliato Amazon
Thomas Geve è poco piú di un bambino quando viene deportato ad Auschwitz, separato dalla madre e precipitato nell’orrore. Alla liberazione, nell’aprile del 1945, raccoglie le poche forze residue per fissare su carta quel che ha vissuto. Trasformando il retro dei formulari delle SS in disegni di struggente esattezza, seguiti, poco dopo, da una memoria scritta non meno vivida, Thomas risponde al male assoluto con le uniche armi di cui dispone un ragazzino: la curiosità, la speranza e qualche matita colorata. A distanza di oltre 75 anni, quel racconto per immagini si fonde per la prima volta all’originario racconto in parole.
Non credo possa esistere nulla di vagamente paragonabile alla testimonianza di Thomas Geve. Non ci sono anni di silenzi tra i fatti e la loro stesura, non esistono parti razionalizzate tra il presente e quello che, invece, è stato perchè semplicemente non ce ne è stato il tempo. Thomas Geve ha sentito immediatamente la responsabilità di testimoniare quanto aveva vissuto, quanto i suoi occhi avevano catturato in quei lunghi 22 mesi di agonia, orrore, paura e sopravvivenza. E così nell'immediatezza della liberazione del campo di Buchenwald (dopo Auschwitz e Gross-Rosen) Thomas ha preso dei cartoncini con stampato lo stemma nazista insieme ad un paio di matite colorate e ha iniziato a disegnare. Disegni semplici, stilizzati, fanciulleschi eppure incredibilmente reali, dettagliati, capaci di far trasparire la verità attraverso quei colori in grado di spingere avanti un messaggio chiaro, forte, indelebile.
Ai disegni, poi, ha fatto seguito la scrittura. E in questo libro troverete proprio questo: la testimonianza scritta si accompagna a quella visiva. L'impatto è incredibile. Ricordiamolo, Thomas Geve era poco più di un bambino quando fu deportato insieme alla madre ad Auschwitz e appena quindicenne quando fu liberato a Buckenwald dall'esercito americano. In mezzo troviamo l'orrore della pagina più buia della nostra storia contemporanea, scorgiamo la quotidianità del campo e le sue contraddizioni (lo sport utilizzato come tortura, il sadismo delle SS uomini e donne senza alcuna differenza, le punizioni corporali e le impiccagioni pubbliche utilizzate come monito e prova di forza della razza superiore), la paura costante negli occhi dei prigionieri, la fame e il gioco perverso di uomini contro altri uomini, i soprusi e quel desiderio innaturale di voler annientare un altro essere umano già privato della dignità in ogni sua forma e del suo stesso nome. Eppure, sembra quasi incredibile pensando al luogo che viene descritto e disegnato, traspare anche il bene e il lato positivo, la speranza di farcela insieme e la solidarietà tra internati - soprattutto i ragazzi della scuola di muratori - che Thomas cerca di leggere in più di uno sguardo, in una mano tesa, in quel destino che segnerà la sua vita all'interno del campo modello nazista, Auschwitz I.
La mia testimonianza riporta alla luce un mondo crudele e spietato che nelle intenzioni dei suoi ideatori
doveva restare nascosto: ma la giustizia della storia ha rivelato ogni cosa.
Thomas Geve regala alle giovani generazioni una testimonianza rara, unica, preziosa, vivida in ogni sua parte. E in questo volume traspare la fragilità di un ragazzo e la tenacia di un giovane adulto, la lotta per la sopravvivenza che non conosce tregua, il coraggio nel non tirarsi mai indietro e la profonda presa di coscienza di dover fare la sua parte come testimone di qualcosa di innegabile che molti non conoscevano e che, forse, in futuro, avrebbero potuto dimenticare. Sì, perchè allora molti non volevano ascoltare, tanti editori rifiutarono la pubblicazione della sua storia perchè "nel 1946 la gente ha bisogno di cose divertenti, allegre" eppure Thomas Geve non si è arreso ed oggi la sua vita è giunta sino a noi.
Noi che viviamo in un'epoca controversa dove quello stesso spirito fascista sembra prendere incredibilmente vigore, dove esistono negazionisti di ogni tipo, dove l'ignoranza viene premiata da un ascolto che non merita. E allora continuiamo a parlare di quanto è successo, ma non solo ad Auschwitz e Birkenau, ma anche a Trieste e a Fiume con le foibe, in Iraq negli anni novanta o in Sudan, Rwanda e Burundi negli anni più recenti. E pensiamo a quanti genocidi e discriminazioni razziali non sono mai giunti alle nostre orecchie perchè i loro numeri sono stati taciuti sfruttando il ben poco interesse del moderno occidente come in Sri Lanka o in Corea del Nord o ad Haiti, giusto per fare qualche esempio.
Ecco perchè leggere, informarsi, chiedere non può e non deve avere una data di scadenza. Ci vuole una buona dose di testardaggine per formare una propria coscienza, abbandonare la massa e crearsi la propria idea sul mondo, quello lontano ma anche più vicino a noi. Thomas Geve ha sentito questo naturale desiderio appena quindicenne. Desiderio che, poi, si è trasformato in una vera e propria missione di vita. Questo libro - Il ragazzo che disegnò Auschwitz - ne è la prova tangibile.
Ringrazio la casa editrice per la copia cartacea del romanzo
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