[ RECENSIONE ] Le madri non dormono mai di Lorenzo Marone | Einaudi

LE MADRI NON DORMONO MAI di Lorenzo Marone
352 pagine | €18.50 cartaceo

Un bambino, sua madre. Due vite fragili tra altre vite fragili: donne e uomini che passano sulla terra troppo leggeri per lasciare traccia. Intorno, a contenerle, un luogo che non dovrebbe esistere, eppure per qualcuno è perfino meglio di casa. Lorenzo Marone scrive uno struggente romanzo corale, un cantico degli ultimi che si interroga, e ci interroga, su cosa significhi davvero essere liberi o prigionieri. Diego ha nove anni ed è un animale senza artigli, troppo buono per il quartiere di Napoli in cui è cresciuto. I suoi coetanei lo hanno sempre preso in giro perché ha i piedi piatti, gli occhiali, la pancia. Ma adesso la cosa non ha più importanza. Sua madre, Miriam, è stata arrestata e mandata assieme a lui in un Icam, un istituto a custodia attenuata per detenute madri. Lì, in modo imprevedibile, il ragazzino acquista sicurezza in sé stesso. Si fa degli amici; trova una sorella nella dolce Melina, che trascorre il tempo riportando su un quaderno le «parole belle»; guardie e volontari gli vogliono bene; migliora addirittura il proprio aspetto. Anche l’indomabile Miriam si accorge con commozione dei cambiamenti del figlio e, trascinata dal suo entusiasmo, si apre a lui e all’umanità sconfitta che la circonda. Diego, però, non ha l’età per rimanere a lungo nell’Icam, deve tornare fuori. E nel quartiere essere più forte, più pronto, potrebbe non bastare.


Il pugno finale mi ha colpita in pieno petto senza che nemmeno me ne rendessi davvero conto. Non ce ne è stato il tempo. È arrivato alla fine di una frase che a prima lettura non aveva nulla di diverso, un qualcosa di particolare che potesse anche solo far presagire quell'epilogo. Un pugno che ha fatto male e che ha continuato a farlo pure nei giorni successivi. Anche ora che vi sto scrivendo ripenso a quegli attimi e riesco a percepire - chiudendo gli occhi anche solo per un brevissimo istante - la sensazione di vuoto che mi ha pervaso allora, inaspettato, imprevedibile, ingiusto. Ed è proprio il ripensarci, il sentire ancora forte quelle emozioni, il ritornare a quelle pagine seppure immersa già in una nuova lettura che dovrebbe farvi capire quanto Le madri non dormono mai sia un romanzo pieno, completo, vissuto. Di quelli che lasciano il segno, che non passano inosservati, che ti smuovono qualcosa che non si può descrivere facilmente a parole. 

Donne mute, anzi, mutilate, corpi vuoti, anime silenti e rabbiose, che per poco amore ricevuto
si erano fatte aride, erano indifferenti a ciò che conta [...] quasi esistenza loro e dei figli
fosse una delle tante cose sulle quali non si ha potere.

È bello, certo, ma non solo quello. È una lettura necessaria che commuove e fa arrabbiare, racconta la vita più scomoda, quella di cui parlare sembra facile, ma che, invece, nasconde più sfumature di quanto si potrebbe mai immaginare. Ecco, di libri così ne esistono purtroppo pochi e sarebbe davvero un peccato lasciarli indietro, non credete? Questa è la fine, quindi, ora partiamo dal principio.

È l'aprile 2021 quando Lorenzo Marone entra nell'Icam - istituto a custodia attenuata per detenute madri - di Lauro in provincia di Avellino e quella visita sarà l'inizio del suo nuovo romanzo, Le madri non dormono mai. Qui vivono donne condannate ad una pena detentiva insieme ai propri figli quando fuori nessun'altra soluzione alternativa è resa possibile. Non un carcere ordinario, bensì un tentativo giudiziario (creato nel 2006) per cercare di dare una parvenza di normalità alle piccole creature innocenti, qualcosa che possa somigliare al concetto di casa, di familiarità, di fiducia. Un concetto che, a ben vedere, mai davvero hanno conosciuto. E tra queste pagine incontreremo Miriam e Diego, ad esempio. Un bambino emotivo, buono e fragile che il mondo di fuori ha messo sempre alla prova, bullizzato e preso in giro per il suo peso non si è mai sentito accettato, al suo posto, sempre inadeguato ad ogni circostanza. E lì, proprio tra quelle mura che la madre tenta di combattere con tutte le sue forze, riesce a trovare la famiglia che non ha mai avuto, a ritrovare l'amore di Miriam che aveva sempre e solo sfiorato, ora si sente incredibilmente al sicuro, proprio lì, in un luogo che nessun bambino dovrebbe conoscere, prigioniero senza alcuna colpa.

E Lorenzo Marone ci racconta proprio di quei bambini e delle loro necessità, del legame indissolubile che si crea, dell'iniziale diffidenza che si trasforma in un profondo affetto capace di superare ogni barriera, abbattere ogni distanza. Non c'è nessun colore di pelle o nazionalità, sono bambini, d'altronde, per loro quella differenza non esiste. E poi ci sono le mamme, sì, proprio quelle madri che non dormono mai e che tra quelle mura riscoprono una maternità mai affrontata prima d'ora. Una verità che fa male perché in quel silenzio forzato, in quella quotidianità che si ripete devono fare i conti con il loro passato, con i loro errori, con quelle mancanze e quelle paure che continuano a ripresentarsi ancora e ancora. 

Tieni la libertà, dottore', e non è poca cosa.
Già, hai ragione, tengo la libertà, ma per molti la libertà è la facoltà di scegliere le proprie schiavitù.

Sono donne diverse nei modi e nei colori, ma accomunate da una sofferenza intima evidente. Sono anime straziate, mutilate, prese a calci. Miriam, Amina, Dragana, Anna sono solo alcuni dei loro nomi. Vite segnate da un marchio che non se ne andrà più. Quanto è semplice riempirsi la bocca di frasi fatte o luoghi comuni quando si parla di carcere, condanne e detenzioni. Ma qui, in questo libro, non c'è nulla di facile, nulla di scontato, anzi. È una storia che apre gli occhi su una verità sociale che preferiamo non vedere o che semplicemente scegliamo di ignorare. Certo, la giustizia esiste e deve essere fatta valere, ma dietro un'azione violenta piuttosto che una decisione avventata si può nascondere una realtà ben più complessa di quanto si potrebbero mai credere: quella di un amore malato o di un sentimento cieco per quell'uomo che - a parti invertite - molto probabilmente si sarebbe voltato dall'altra parte. E ancora quello di una violenza continua, animale, perpetrata, inascoltata che - spinta fino al suo punto massimo - sfocia in qualcosa da cui, poi, tornare indietro è praticamente impossibile.

È un romanzo che si evolve sopra un sottile filo emotivo che non si spezza mai e accompagna il lettore, passo dopo passo, verso quel finale di cui vi parlavo ad inizio recensione. Ti entra nel cuore e te lo sconquassa pure. Sono i suoi personaggi - piccoli e grandi - a rendere questo libro qualcosa di più forte di una normale storia di narrativa, c'è vita in queste pagine, si percepisce in modo chiaro e netto. Nessuno di loro viene lasciato indietro, Lorenzo Marone ha il dono di saper usare le parole giuste con i dovuti silenzi e le pause necessarie dando dignità, rispetto e speranza proprio là dove - per molti - sembra oramai perduta.

Ringrazio la casa editrice per la copia cartacea del romanzo

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