LA GAZZA di Elizabeth Day
400 pagine | €18.05 cartaceo
Neri Pozza | Link Affiliato Amazon
La porta grigia, i mattoni del colore delle nocciole tostate, la strada alberata e silenziosa per Londra, il quartiere ben frequentato: una casa perfetta per Marisa, illustratrice di libri per ragazzi, il rimedio a tutto ciò che nella sua vita chiede di essere riparato. Come lo è Jake, naturalmente, confortante come una pietra calda sul palmo della mano. Certo, quando la signora dell’agenzia immobiliare ha aperto la vetrata sul giardino, un uccello è volato dentro. Una gazza bianca e nera, che ha sbattuto contro le pareti prima di sfrecciare fuori, mandando in frantumi un vaso. Per Marisa, però, quell’apparizione improvvisa ha prodotto soltanto una lieve punta di disagio. Nessun segno infausto può offuscare il suo sogno di vivere con Jake e formare con lui una famiglia...
Non mi capita spesso di scrivere la recensione di un libro a distanza di un discreto numero di giorni, eppure eccomi qua, in questa camera d’albergo (finalmente in vacanza) con un’inconfondibile aria di mare (che ha ridato un insperato vigore alla mia tiroide malconcia) a prendermi i miei spazi e quel meraviglioso tempo libero che, negli ultimi mesi, mi era sfuggito di mano. Purtroppo, il caso vuole, che si tratti di una vigorosa, inaspettata, inapellabile delusione. Di questo libro avevo aspettative discretamente alte.
Ne parlavano così bene, come non averne? Thriller ricco di adrenalina e suspense, impossibile staccarsi dalle sue pagine, una morsa psicologica perfetta che vi porterà mano nella mano fino all’ultima pagina. Ho trovato tutta questa meraviglia? Chiaramente no. Anzi, vi dirò di più, La gazza di Elizabeth Day non è un thriller e, a ben pensarci, La gazza là dentro è l’unica che si salva!
I personaggi non pervenuti. Anzi, si fanno notare solo per gli aspetti negativi.
Non c’è alcun sprazzo di empatia, nessuna possibilità di connessione. Il colpo (unico) di scena l’avevo intuito almeno una trentina di pagine prima, piccolo elemento che non gioca proprio a favore della decantata suspense citata persino in copertina. L’autrice ha reso tutto troppo poco plausibile nei modi e (soprattutto) nei tempi da poter anche solo cercare di mettere quella classica pulce nell’orecchio.
Troppo strano, troppo tirato, deve esserci qualcosa sotto, mi ripeteva la mia solita insistente vocina. E cavolo se ci ha visto lungo. Elizabeth day, va detto, sceglie di impostare la narrazione in un modo anche intelligente: un classico racconto a specchio dove due realtà contrapposte e chiaramente inconciliabili risultano essere a prima impatto comprensibili, solide, quasi plausibili così da scatenare nel lettore quel senso di stordimento e confusione che a noi piace così tanto. Avrebbe, appunto. Purtroppo si inizia bene, ma si procede malissimo. Nessuna mossa risulta conciliabile ad una realtà anche solo vagamente plausibile. E’ tutto troppo veloce, troppo incredibile, troppo, punto.
Il finale poi è di un perbenismo assoluto. Il tutto si risolve nel tempo che impiegherei io a lanciarmi al buffet dei dolci. Non è credibile, comprensibile o anche solo possibile da qualsiasi angolazione, giustificazione, interpretazione si volesse mai guardare. Non è tutto da buttare, questo va detto. La gazza è una lettura piacevole se lo si affronta senza alcuna particolare aspettativa, intrattiene in modo sufficiente e si lascia leggere con estrema facilità. Lo stile è colloquiale, diretto e scorrevole, nulla da obiettare, ma dal mio ritorno al thriller mi aspettavo qualcosa di molto, molto diverso. Peccato, ci riproveremo.
Grazie per questa recensione trasparente! Ero tentata, ma mi sa che darò precedenza a letture magari meno osannate ma più intriganti ;-)
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